Una studentessa riceve un messaggio in segreteria dal futuro lasciato dalla sua stessa voce, che in punto di morte rivela un drammatico destino. Il presagio si avvera e a breve una catena di morti violente si susseguono, tutte preannunciate dallo stesso tipo di messaggi, con la stessa inquietante suoneria…
Un po’ “Final destination”, un po’ “The Call” di Takashi Miike, “Chiamata senza risposta” fonde il mito sugli spiriti orientali con caratteri molto contemporanei relativi alla vita di tutti i giorni.
Il meccanismo della paura però ormai è logoro, sicché un remake americano a distanza di pochi anni dove si perde, inoltre, l'esotismo degli spiriti orientali così come la capacità indiscussa di certi grandi registi asiatici di cimentarsi in opere di genere.
Infondendo un malcelato terrore che dietro le azioni omicide del fantasma di una bambina, non ci sia né la vendetta né la ricerca di pace quanto, piuttosto, un insensato odio. Follia omicida e morbosa predilezione per il macabro fine a se stesso creano un remake sottotono.
La protagonista Shannyn Sossamon preferiamo ricoldarcela come principessa medioevale dalle pazze pettinature ne "Il destino di un cavaliere".
Di “Chiamata senza risposta” è evidente l'intento commerciale, quello di riproporre qualcosa di già collaudato per attirare persone e aumentare gli incassi al botteghino. Tutto qui.
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